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Folletti a Tarasco

Questo è un’estratto del libro di Mario Ferraguti – La Magia dei Folletti edito da Luna Editore, 2003. Lo citiamo in questo sito proprio perchè raccontato da un’importantissimo taraschese, il fu Pietro Gussoni.

folletto

“Il folletto va sulle persone, le soffoca, fa le trecce ai cavalli e prende in simpatia e antipatia le mucche; quelle che prende in simpatia le cura e gli porta tutto il fieno che toglie alle altre.
Mia nonna diceva che il folletto l’andava a trovare, saliva sul letto e le metteva la mano sulla bocca per non farla respirare. Per fortuna il folletto ha la mano bucata così passa poca aria, ti sembra di affogare ma un pò respiri.
Mia nonna quando lo sentiva addosso lo buttava giù dal letto, lo spingeva via e sentiva come qualcosa che però non ha mai visto perchè c’era sempre buio; quando riusciva a spignerlo giù dal letto poi sentiva i passi sul pavimento.”

(…)

“Qui, tra Macerie e Tarasco, c’è una casa abbandonata, dicevano che lo si vedeva e lo si sentiva, e che il folletto andava a bere tutto il vino dalle damigiane. La famiglia che l’abitava l’ha abbandonata perchè non ne poteva più. E’ successo cos’ a un’altra famiglia; avevano un bel podere con le bestie, ma per arrivarci si doveva attraversare un ponte con sopra una maestà.

All’improvviso le bestie hanno cominciato a dimagrire e non fare il latte, quel poco era misto a sangue e non si poteva lavorare;i buoi nell’attraversare il ponte, quando passavano davanti alla maestà si alzavano sulle zampe di dietro come imbizzarriti. Tutti dicevano che a quella famiglia, alle bestie e ai campi era stato fatto qualcosa dagli streghi. Infatti , una sera, la donna di quella famiglia ha visto nell’aia tre streghi che cavalcavano un gallo. (Spesso il diavolo può assumere la forma di un gallo)
Le hanno detto che sarebbero andati a un ritrovo di streghi.

Tutte le notti, poi, il folletto entrava e saltava sul letto, tirava le lenzuola per non far dormire. Alla fine, presa dalla disperazione, quella famiglia ha abbandonato tutto il podere e da allora non c’è più voluto andare nessuno.

Il folletto viene di notte, in alcune notti particolari, non sempre; tutte le notti va nelle stalle, a slegare le bestie e a farle sudare, in cas va a saltare sul petto della gente solo in certi periodi, però. Così come quando deve succedere qualcosa o morire qualcuno si sente un rumore dentro il muro come se ci fosse un orologio che batte i minuti. (Alcuni lo chiamano l’orologio di San Genesio)

Per far andare via il folletto gli si dicono, per tre volte, delle parole sconce, come cagone, cagone, cagone.
C’era anche una formula da ripetere tre volte ma quella che la sapeva è morta.”

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